CASTEL IVANO
Annalisa Dolzan e Luca De Feo
Nel paese di Ivano Fracena, in Trentino, ma quasi in guardia dal vicino Veneto, Castel Ivano domina uno spicchio di Valsugana.
Bearsi del panorama che si gode dalle sue stanze ma anche scrutarlo come potrebbe farlo una sentinella viene naturale a chi, dopo averne varcato le mura, si cala nell'atmosfera di questo maniero.
Varcando il portone sembra di entrare in una delle romantiche incisioni in cui il castello è ritratto, spesso sullo sfondo, con in primo piano il fiume Brenta. La cornice in cui si avanza tuttavia è reale, di pini e gerani, che danno il benvenuto in una struttura che suggerisce le antiche funzioni: subito a destra si ammassavano le provviste, di fronte il fieno, oltre, nella piazzetta, si abbeveravano i cavalli. Come forse li chiamerebbe Alice nel suo paese delle meraviglie, i due palazzi principali hanno il nome rispettivamente “di qua” e “di là”.
L'incanto dell'insieme non copre però gli echi delle sciabole, delle palle di cannone. Anche dall’ampio parco che lo circonda è ben visibile lo stemma. Il castello, è longobardo, quindi medievale, ma ha fatto da fortezza fino all'ultima guerra mondiale. Nella prima vi prese sede un importante comando. Era, qui, nella Valsugana, uno dei fronti più contesi.
Va dato merito, perciò, ai proprietari, i signori Staudacher, di aver curato, in questo modo, le ferite che l'essere stato tanto a lungo “in servizio permanente effettivo” aveva inferto alla struttura.
Le fotografie di pochi decenni or sono fanno apprezzare lo sforzo di riportare merli, camminamenti, sale e portoni allo splendore di un tempo. Oggi il baluardo brilla nella sua armonia interna e in quella col paesaggio. La torre, il nucleo originario, è circondata da costruzioni successive che suggeriscono l'idea di un minuscolo, operoso borgo tutto dentro le mura.
Una scala conduce ai piani nobili. Anche nelle sale superiori a prevalere è l'austerità e la funzionalità. Il visitatore le coglie attraversando i corridoi, spogli fino all'essenziale, osservando i pochi ritratti o accarezzando la rara, robusta mobilia che sovente fa da cornice ad esposizioni artistiche. Stabili sono la collezione di calamai e la mostra di statue lignee del ‘400, '500 e '600.
Ad impreziosire le sale, come quella degli archi e quella delle pietre, oggi prestigiose sedi per incontri e convegni, è la vista, che spazia dalla catena di monti prospiciente fino all'ampia vallata, in cui non è difficile immaginare eserciti in avvicinamento e delegazioni in viaggio da annunciare.
Oggi però, in quest'angolo di Triveneto, è il pacifico sviluppo culturale e industriale che questa corsia naturale tra il mare e le Dolomiti piuttosto suggerisce, in questo punto d'osservazione privilegiato su un'operosità che nei secoli dal borgo si è tramandata e diffusa. Lo stemma che troneggia sulla torre del resto, reca impressi le ruote e gli assi di un carro.
Anche nella sala Eleonora Duse, dove soggiornò la musa di D'Annunzio, si respira un'atmosfera pratica e raccolta, per certi versi claustrale, quasi a condensare il clima di queste terre in cui Castel Ivano è incastonato. È una scelta ricca di gusto e misura, quella delle coppie che scelgono questo luogo per festeggiare il loro matrimonio: il fondale naturale di questa rocca con i suoi scorci incoronano idealmente ogni sposa che voglia, per un giorno, sentirsi regina.